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Il riverbero del paesaggio

“Annalisa Aversa racconta la metafora di un paesaggio che potrebbe assomigliare alla superficie dell’universo; immagini leggere stese su carta, senza proclami, ma con la consapevolezza di possedere la torrenziale enfasi suggerita dalla giovinezza. Una pittura misurata la sua, che riproduce nel colore: il fruscio, il suono, o meglio, il riverbero del paesaggio, con una delicata evidenza oggettiva che fa muovere e vibrare le cose.
Nelle carte dipinte di Annalisa Aversa si ritrova una condizione di serenità dell’animo che induce a sfogliare il suo itinerario poetico con la consapevolezza che prima o poi incontreremo qualcosa che ci assomiglia: un cromatismo, un tono, un colore palpabile che rimanda agli umori, ai profumi dei territori della memoria; un paesaggio inconsueto, arcaico, ricostruito attraverso la visione evanescente dei ricordi.
L’amore per le tonalità morbide, induce l’artista alla riscoperta del silenzio, le strade infinite che caratterizzano i suoi passaggi di colore alla ricerca di una malinconica distanza tra visibile e l’invisibile, rendono ancora più misteriosa la sua indagine e confermano ulteriormente la casualità dell’esistenza.”

 

Stefano Cecchetto

 

Stefano Cecchetto, in Giani Sartor e Annalisa Aversa. Confluenze, catalogo della mostra Corrado Balest/Ercole Monti. Il mestiere della pittura, 2010.